Il Sogno: itinerari tra Psiche e Soma

Il sogno è una modalità di funzionamento ed espressione della Psiche incarnata: attraverso un atto creativo naturale e spontaneo, l’evento onirico plasma materia vivente animandola dei contenuti che ci abitano, offrendo un’occasione di conoscenza dei processi interiori in modo unitario, senza soluzione di continuità tra corpo e psiche.

La narrazione del sogno si snoda attraverso immagini simboliche in cui movimento e spazialità diventano vera e propria prospettiva, in ogni sua accezione: è un percorso nei territori dell’Anima, nella dialettica degli assi simbolici alto-basso, destra-sinistra, dietro-avanti. Ma la trama onirica si struttura anche su una temporalità “altra”: la storia si dispiega in un continuum di senso, in una logica circolare, la danza dell’inconscio. In modo differente dal tempo della coscienza di veglia, nel sogno i piani dell’azione e del pensiero si sovrascrivono e fondono in un crogiolo di significati, sfumature, possibilità.

I sogni come pellegrinaggi alla ricerca di Senso 

Nella mitologia greca è Hermes psicopompo -il dio delle soglie- ad accompagnare l’uomo nel viaggio del sogno: quello onirico si configura come uno dei rituali quotidiani più nutrienti per l’Anima, nell’economia esistenziale di un individuo. La ricerca di Senso è una necessità che sempre si rinnova e a cui non si può tardare a rispondere, pena una caduta improvvisa e dolorosa -quella nella depressione, come mancato dialogo con l’inconscio- o il precipitare dell’immagine simbolica nel corpo, attraverso un sintomo (C. Widmann).

“Mercurio ha in comune con l’acqua l’aquaeositas, giacché da un lato è un metallo e si amalgama con i metalli sotto una forma solida, e dall’altro è liquido ed evaporabile. Il motivo più profondo per cui viene paragonato così spesso all’acqua è che, in virtù della sua somiglianza, esso riunisce in sé tutte le qualità numinose che possiede l’acqua. […] Ciò poté avvenire tanto più facilmente poiché l’acqua, in quanto matrice e nutrice universale, possiede un aspetto materno primordiale che ne fa un simbolo quasi ineguagliabile dell’inconscio”. C. G. Jung

L’Io ha bisogno di “trasformare gli eventi in esperienze” (J. Hillman), di fare anima: l’Io diurno, sempre più ammalato di razionalismo disseccante e unilateralità, smarrisce spesso il senso profondo degli accadimenti; ritrova poi nell’arte dell’Io-tessitore (D. Demetrio), all’opera nella notte o nella reverie, il motivo del suo esistere e la necessità della sua trama destinica. Le immagini dell’Anima ricamano motivi con i fili della dicotomia esistenziale del volere (futuro) e del pensare (passato), attualizzando la realtà nel sentire.

“L’immagine diviene lo strumento di dialogo tra l’Io e l’inconscio, e attraverso di essa l’uomo fa esperienza del suo mondo sotterraneo” poiché ha il “potere di aprirlo alla psiche e farlo accedere ad un territorio sconosciuto che nè la sola ragione nè il solo istinto possono rivelare, e la cui materia è il sogno, la visione interiore”. Da “I sotterranei dell’anima” di A. Carotenuto.

Il sogno è dunque una dimensione in cui si manifesta non l’“Io erculeo” (J. Hillman) che decide e impone il corso della Storia (personale e collettiva) noncurante del contesto e di Kairòs (il tempo opportuno), della misura e di Ananke (il principio di necessità): l’Io onirico vive il processo del divenire e può finalmente osservare se stesso nell’essere uno con la Realtà.

 Il corpo che sogna

Considerare il sogno come una prerogativa psichica, come un fenomeno non radicato anche nel corpo, sarebbe riduttivo rispetto alla sua funzione unificante attiva a più livelli: la sequenza onirica è determinata da un network che collega più attori del sistema psico-soma, attraverso un linguaggio comune -metaforico e simbolico- che è forse il più antico, radicale e immutabile nella sua struttura essenziale.

Nella Medicina Tradizionale Cinese ad ogni Organo e Viscere si associano una funzione biologica, uno psichismo, un’emozione (e sua possibile turba) e determinati contenuti onirici, tanto da poter parlare di veri e propri “sogni d’organo”, come avviene nella Medicina Antroposofica. Nella pratica clinica a certi sogni corrispondono diagnosi di vuoto o di pieno e relativi agopunti da trattare. Il corpo racconta se stesso avvalendosi di immagini e simboli, interfaccia tra materia e psiche.

Nella prospettiva dell’unità corpo-mente e nell’ipotesi dell’embodiment, non solo si ricompone la dolorosa frattura rafforzata dal dualismo cartesiano, ma si rendono disponibili e integrano nuovi e significativi elementi nel percorso della salutogenesi. Se durante il sonno, come sostenevano gli antichi greci, l’anima può “vedere” il corpo o rappresentare le sue istanze e riferirle alla coscienza di veglia, attraverso i sogni e i loro contenuti possiamo coltivare la cura di sé ad ogni livello (fisico, psichico, spirituale) e comprendere ciò che stiamo vivendo, sospendendo il giudizio e osservando la realtà così come si manifesta.

Marta Giovannini