L’istrice del Randaragna – Un moderno sacerdote dell’acqua

DI LAURA COSTA E ROBERTO RISI

Paolo Brunetti

Partiamo alla volta di Granaglione, un paese collocato nella vallata del Randaragna sull’Appennino tosco-emiliano, nel Comune di Alto Reno Terme. Dista circa 67 Km da Bologna ed è considerato una delle località più verdi d’Europa. Perché Laura e Roberto o qualunque cercatore di acqua pura dovrebbe recarsi a Granaglione? Intanto è ricco di fiumi. C’è il torrente Randaragna che sfocia nel fiume Reno che insieme al torrente Orsigna separano Granaglione dalla Toscana. Il Rio Maggiore ne segna in gran parte il confine con Porretta Terme.

Granaglione un luogo alchemico

Inoltre le sue acque sono particolarmente ricche di silicio perché i monti che quell’acqua attraversa nascondono un minerale molto apprezzato in tutto il mondo: il “quarzo della Porretta”. Granaglione è un luogo alchemico. Infatti tutti gli Elementi sono nella loro massima espressione, in perfetto equilibrio e scambio tra loro. La Terra verde e rigogliosa è attraversata da Acque limpide e vive. L’ Aria fresca e pura accende il Fuoco sacro nel petto dei suoi protettori.  Un luogo, un tempio, dei sacerdoti.

La battaglia dell’acqua

Qui è stata condotta e vinta la battaglia per l’acqua pubblica dal comitato SalvaAcqua, nato il 15 giugno 2001. La vittoria è stata celebrata il 25 marzo 2015 con una mossa vincente,la fusione dei Comuni di Granaglione e Porretta Terme. Ci sono battaglie che si vincono con le armi e quelle che si vincono con sentenze a suon di carte bollate, come in questo caso. La “battaglia di Granaglione” dimostra come sia possibile difendere il proprio territorio e accedere all’acqua pubblica e buona. Un diritto fondamentale per ogni essere vivente che ultimamente è messo in discussione dalle politiche economiche e speculative di accaparramento delle risorse.

L’Istrice del Randaragna

Mentre gli Indios dell’Amazzonia lottano per la difesa delle loro foreste sacre, a Granaglione si è lottato per quattordici anni per la difesa dell’acqua, restituendole così la sua dimensione sacra. A capo dei primi c’è Raoni Metuktire. A capo dei secondi il cosiddetto Istrice del Randaragna.  “L’unico animale che le altre bestie non osano attaccare, e se qualcuna prova, incautamente, se ne pente assai presto, e amaramente.” Così si descrive nel suo libro “L’acqua viva di Granaglione” Edizioni Andromeda. Sotto gli aculei, però nasconde un animo giocoso e pacifico. Può essere un grande amico. Il suo cuore si stupisce ancora per le bellezze e le curiosità del mondo. Questo rende l’Istrice del Randaragna un moderno sacerdote guerriero. Come i monaci combattenti di Wudang, da sempre compie riti di protezione nei confronti del suo tempio: l’alta valle del Reno.

L’ Acqua viva di Granaglione

Paolo e le sue montagne

Nel raggiungere il rifugio dell’Istrice, godendoci il verde intenso dei boschi e le fonti a bordo strada, riflettiamo sulle logiche commerciali che ci sono dietro al grande business dell’acqua e quindi intorno agli esseri umani. Le sorgenti vengono captate in profondità, il cammino naturale dell’acqua è stravolto. Finisce in lunghe condotte sparata ad alte pressioni, è spinta in percorsi innaturali, indotta a virate di 90 gradi, clorata, ozonizzata e infine bevuta distrattamente. Per non parlare di quando viene imbottigliata e spedita a centinaia di chilometri di distanza dentro a bottiglie di plastica spesso lasciate cuocere al sole.Insomma, lei madre e matrice della vita arriva  nelle nostre città e quindi nei nostri corpi dimentica di sé e del suo ancestrale potere. Attraversando invece questi luoghi, godiamo insieme a lei. Lei qui è libera di scorrere e noi con lei. Sentirla gorgogliare evoca  i misteri dei suoi incontri sotterranei. Sapere che qualcuno la difende, fa sentire protetti anche noi. Da sempre l’acqua è lo specchio dell’uomo e della comunità che attraversa. Quest’acqua limpida e libera ci parla di esseri umani limpidi e liberi. L’Istrice del Randaragna difendendo lei ha difeso la sua comunità.

Nella tana dell’Istrice

Durante il nostro incontro, tra un sorso di vino e un bicchiere d’acqua, tra uno sguardo alla lavanda e uno al monte Cavallo, l’Istrice, in arte Paolo, Brunetti per l’anagrafe, ci ha raccontato delle sue battaglie. Da quelle giovanili durante la Contestazione Studentesca a quella condotta a difesa dell’acqua pubblica. Ci ha parlato della sua opera di scopritore di mondi sapienziali paralleli che gli ha permesso di incontrare scienziati quali Nicola ed Emilio Del Giudice, Peter Duesberg e Giuliano Preparata. In un tempo in cui l’acqua ha cominciato a essere oggetto di interesse e studio per la scienza, lui era già pronto. Nel sentirlo parlare lo percepiamo come un moderno sacerdote guerriero che ha fatto della sua terra un tempio ricco di Mistero e Sacralità, senza dei o divinità. Conosce sia la potente natura che lo circonda, sia gli esseri umani che la abitano. Ci ha raccontato delle ossa di cervo di queste montagne che grazie al silicio che arricchisce i pascoli, hanno sorpreso l’intagliatore di coltelli per la loro robustezza. Anche la legna, dice, brucia diversamente e produce una spessa fuliggine “vetrosa” e luccicante che intasa facilmente le canne fumarie. C’è poi il rabdomante a cui tutti si affidano per scavare un nuovo pozzo. Ci sono i ragazzi che lottano per tenere aperto il rifugio di Monte Cavallo. C’è chi ringrazia per lo scampato pericolo con l’ennesima madonnina, la Madonna del Fungo e ne inserisce l’immagine dentro un muro di sostegno della strada. Per questo lo sentiamo un elemento attivo di questa comunità, di cui si prende responsabilità e che sostiene con passione.

I figli di Paolo: Marta e Giulio

Sulla via del ritorno

L’incontro con Paolo ci permette di approfondire alcuni aspetti che riguardano il nostro sogno, costruire il Tempio dedicato all’acqua. Sappiamo che è un viaggio fatto di tante tappe, ognuna delle quali ha bisogno di attenzione, cura e anche di libera immaginazione. “Che bello sarebbe costruirlo qui! Una terra ricca, un’acqua preziosa, un sacerdote guerriero e… la sua splendida compagna Annalisa custode dell’antica arte di levatrice”. Esclamiamo così lungo il ritorno verso la città da cui eravamo partiti.

Paolo e Annalisa