Raccolta Acqua nei Sogni vol. 1

“L’acqua è delle origini. Da acque mitologiche originò l’universo, da acque oceaniche affiorarono le terre emerse, in acque marine si formò la vita, in acquosità uterine si sviluppa il feto, in brodi di coltura crescono colonie biologiche. Eraclito assunse l’immagine di un fiume a esprimere l’universale fluire dell’esistenza: panta rei, tutto scorre nella vita e in ciò che è vivo”.

Da “Gli Arcani della vita. Una lettura psicologica dei tarocchi” di C. Widmann

Il tempio greco

“Sono su una sorta di isola greca, il paesaggio è fatto di rocce bianche frastagliate che si immergono nel mare blu. Poco distante dal mare su una parte piana di grandi rocce si erge una struttura che è a metà tra un tempio greco e una reggia. La struttura è fatta in pietra con alte colonne e vetrate e un patio sulla facciata principale. Sono lì apparentemente in vacanza e all’interno di questa struttura ci sono delle grandi vasche come piscine nelle quali mi rilasso e gioco insieme a tanti amici, la struttura è piena di libri tutto intorno le pareti in quanto è una biblioteca. Poco a poco le altre persone vanno via e io rimango con un amico (credo N.) e veniamo richiamati dal custode della biblioteca che ci invita ad uscire per la chiusura. Io ho ancora voglia di divertirmi, lo invito a godere del luogo bellissimo e della vita, ma lui insiste per farci uscire e chiudere. A questo punto sento il terreno muoversi e guardando un grande lampadario di cristallo oscillare mi rendo conto che c’è un terremoto in corso, lo segnalo agli altri e di corsa usciamo. Arrivati sotto il patio vedo una grandissima colonna e dico a tutti ripariamoci qui è il posto più sicuro. Alzando gli occhi al cielo vedo arrivare delle grandi navi volanti (qualcosa di simile a quelle di Star Trek) mi sembra che siano delle navi nemiche che stiano bombardando, e che non sia il terremoto a far tremare la terra ma le bombe. In pochissimo tempo la terra smette di tremare e l’atmosfera di rasserena, mi rendo conto che non c’è nessuna guerra e che le navicelle vengono in pace.

Le navicelle atterrano intorno a noi e vedo scendere degli umani con delle divise da astronauti, capisco che sono umani che sono andati via dalla terra per vivere su un altro pianeta. Mi avvicino a loro e parlo con due uomini in inglese e spagnolo. Mi comunicano che sono un gruppo di umani che hanno lasciato la terra perché hanno raggiunto un livello di evoluzione spirituale superiore. Camminando tra le navicelle vedo arrivare una sedia che fluttua nell’aria e una ragazza sui dodici anni con lunghi capelli neri accanto. La sedia si ferma vicino a me e lei mi indica di sedermi. Io mi siedo e la sedia inizia a trasportarmi, mentre tutti intorno vanno a sedersi in un anfiteatro in attesa di ricevere un discorso. La bambina mi parla e mi dice che sono un’anima pura e che ho delle grandi capacità organizzative. Io le rispondo che sì sono bravo ad organizzare, ma che non mi piace imporre e dare ordini. Lei mi spiega che in questo caso si tratta di una causa giusta e che quindi è giusto farlo. Io capisco e accetto ma le dico che non voglio stare sulla sedia perché voglio sedere come tutti gli altri sugli scalini, perché non voglio nessun privilegio. Lei mi dice che devo rimanere sulla sedia perché ho un ruolo diverso dagli altri”.

Note del sognatore: il sogno è stato fatto poco prima di partire per un lungo viaggio in Sud America.

Associazioni del sognatore:

  • Tempio-biblioteca: vasche di depurazione sapere letterario.
  • Sedia: carta tarocchi dell’imperatore.
  • Sedia: il mio posto nel mondo il mio agire, devo riconoscere il mio privilegio e prendere la mia posizione nel mondo senza vergogna.

Considerazioni del sognatore. Ho trovato delle immagini di Siracusa simili al posto del sogno, con anfiteatro Nella stessa area si trovano anche i resti del cosiddetto Tempio Jonico o Artemision, del VI sec. a.C., il quale presenta similitudini architettoniche con alcuni grandi templi dell’Asia Minore, e i resti del Tempio di Atena, un edificio di ordine dorico eretto nel V secolo a.C. dal tiranno Gelone dopo la vittoria contro i Cartaginesi nella battaglia di Imera; ciò che ne rimane, è visibilmente inglobato nelle strutture murarie del Duomo di Siracusa

Nel palazzo di Cnosso, ad esempio, l’ampio cortile centrale ospita cerimonie comunitarie mentre l’ala ovest è finalizzata ai riti sacri, a partire dalla sala del trono (il re, infatti, è considerato anche un sacerdote e una divinità) in cui è collocata una vasca d’acqua per i riti di purificazione.

 

Aspettando la grande onda

“Mi trovo in mezzo al mare, in una giornata tersa e luminosa, con i piedi sulla sabbia: le acque si sono ritirate a causa di uno tsunami. So che arriverà un’onda immensa e mi faccio forza pensando di poter affrontare la situazione. Quando la vedo arrivare è maestosa e insieme terrificante, come se non avesse una fine nel cielo. Chiudo gli occhi e mi preparo, sentendomi in qualche modo ‘pronta’” all’impatto”.

IN ALTO MARE

“Mi ritrovo a nuotare in mezzo al mare, come all’improvviso. Prima mi vedo dall’alto, fuori dal corpo, poi sono nel mio corpo. Mi rendo conto che non sono in mare ma nel mezzo dell’oceano. Attorno a me non c’è nulla, non c’è terra all’orizzonte, né navi in lontananza. Ecco che realizzo che sotto di me ci sono profondità immense. Ho una grande paura, provo la stessa vertigine che potrei avere se fossi al limite di un burrone che affaccia sull’abisso. Non ho approdo, non posso che continuare a nuotare”.

La zattera nel lago

“Sono circa al centro del lago di Como (un po’ prima dell’apertura all’altezza di Bellagio), sopra ad una zattera di fortuna. Le acque sono placide, non sono attraversate come di consueto dai battelli e da altre barche. Non c’è nessuno. Sto aspettando che M. venga a prendermi con la sua piccola barca di legno. Il tempo sembra non passare mai e penso che M. non arriverà mai. Ecco che dopo questo pensiero arriva un’onda improvvisa (e anomala per il lago) che proietta la piccola zattera a riva, non senza sbilanciarmi. Frastornata, mi rendo conto poco dopo che questa onda mi ha permesso di raggiungere un piccolo molo e di essere libera di toccare terra ferma. Non devo più attendere nessuno che mi porti a riva”.

Note della sognatrice: M. era il compagno dell’epoca, la nostra relazione era diventata tesa e non costruttiva (ci frequentavamo da soli tre mesi); da alcune settimane sentivo il bisogno di allontanarmi e chiudere il rapporto. La notte (del sogno) non era rientrato a casa, e lo incontro solo al mattino quando arrivo nel posto di lavoro (lavoravamo nello stesso bar, ma con turni opposti). Lo vedo e ha un bernoccolo evidente e una ferita sulla fronte. Mi racconta che la notte prima aveva bevuto, era rimasto in barca sul lago e, mentre era in piedi, un’onda aveva urtato la barca, facendogli perdere l’equilibrio. Il bernoccolo se l’era fatto sbattendo la testa sul bordo della barca. A fronte del suo racconto ripenso al sogno e le due onde (quella onirica che mi ha riportata a riva, e quella reale che ha sbilanciato lui) mi sembrano la stessa onda. Grazie alla forza del sogno prendo coraggio e chiudo la relazione il mattino stesso, senza indugio.

LA BASILICA DI SAN PIETRO DALLE ACQUE

“Sono con M., una mia grande amica, sulla terrazza panoramica in cima ad una grande altura che affaccia su un lago rotondeggiante, circondato da un boschetto. E’ circa mezzogiorno, il sole è alto, la giornata è luminosa. Io sono a sinistra e lei alla mia destra. Guardiamo sotto di noi ed ecco che vediamo le acque muoversi, a formare un vortice che dalle profondità raggiunge la superficie. Dall’acqua inizia a spuntare una croce di metallo, poi una sfera e quindi la forma di una cupola. Il movimento prosegue fino a svelare che questi elementi appartengono alla cupola di San Pietro. Come fosse un giroscopio la chiesa ruota, su se stessa, inclinandosi sui vari lati, salendo e scendendo, ma maestosamente piano piano esce e si erge dalle acque. Io sono profondamente meravigliata”.

Note: M. è una carissima amica, ci siamo conosciute da piccolissime e ancora ci sentiamo e quando possiamo ci vediamo. Lei ai tempi delle medie aveva già trovato una sua identità definita e ai tempi mi parlava di ateismo. La chiesa di San Pietro che risorge mi fa pensare ad un bisogno di rinnovamento della fede (fiducia), ad un tempio sommerso che ritorna a stare alla luce del sole, e si radica nello Spirito delle Acque.

L’acque termale bicarbonato-solfato-calcica

“Sono in Corsica, in una delle spiagge vicine al campeggio di Bonifacio. C’è una mia amica e diverse persone, siamo immersi in acqua fino alle spalle, in una specie di insenatura protetta. L’acqua è termale, calda, ricca di elementi, biancastra, salina…lascia la pelle liscia e morbida. Mi sembra di essere in paradiso: il paesaggio è bellissimo, sono molto rilassata a livello muscolare e la sensazione è di essere immersa in acque profondamente terapeutiche”.

La vasca sotterranea

“Sono in una specie di vasca, sotterranea, respiro sott’acqua e attorno a me ci sono diversi neonati che nuotano. Ai lati della vasca ci sono dei punti di uscita, delle specie di botole. Io aiuto i bambini ad attraversare queste botole per emergere nel mondo, alla superficie. Dopo averne accompagnato uno verso l’uscita mi affaccio anch’io dalla profondità e attorno a me c’è un mare sconfinato, il cielo azzurro e sole pieno. Però non posso uscire da quella vasca, devo rimanere lì a far uscire altri bambini”.

Il bagno di luce

“Sono in una stanza, tengo in mano delle ombre, davanti a me c’è uno specchio d’acqua luminoso in cui le immergo”.

La pietra nel deserto

“Sono in un deserto, è giorno, la luce sembra quella del pomeriggio. Mi trovo in una prominenza rocciosa dai colori che ricordano la ruggine e ho trovato una pietra scura, vagamente quadrata, che reca incisi disegni preistorici: figure umane stilizzate. Parlo con qualcuno di questo mio ritrovamento, poi prendo una pompa da cui fuoriesce dell’acqua e inizio a lavare la pietra che è tutta impolverata, dall’aspetto riarso e secco. Curiosamente a contatto con l’acqua la pietra si rivela essere composta da un materiale simile ad argilla rappresa: infatti inizia a sciogliersi e al suo interno trovo alcuni girini che si rianimano non appena l’acqua li bagna. Sono neri, almeno sette o otto. Li raccolgo in un barattolo di vetro con l’acqua”.

La stella

“Vedo un’immagine fugace di una donna che si lava il volto e una voce fuori campo suggerisce che nell’arcano della Stella c’è il significato delle abluzioni della Vergine”.

Note della sognatrice: il sogno si è presentato in un periodo in cui stavo studiando gli Arcani Maggiori e la Stella è una carta molto evocativa per me.

Le foche bianche

“Sono in un parco, c’è una grande villa in lontananza (potrebbe essere un parco reale). Ho la macchina fotografica con me e ricerco un posto dove stare: ecco che mi appoggio al tronco di un grande salice. Davanti c’è una pozza d’acqua, color biancastro, come sulfurea. Tolgo scarpe, calzini e pantaloni e immergo le gambe: arrivano quattro foche, piccole, bianche, con grandi occhi neri e profondi. Ritraggo d’istinto le gambe e queste scompaiono: per rivederle immergo di nuovo le gambe e le foche tornano, mi circondano il piede destro e cominciano a strusciarvisi contro col muso. Sono bellissime”.

Note della sognatrice: ai tempi del sogno avevo da poco preso una storta alla caviglia destra.

Sul Rio delle Amazzoni

“Sono su una canoa nel Rio delle Amazzoni, mentre sono lì che pagaio con altri, vedo un oggetto semigalleggiante, un po’ appare un po’ scompare nell’acqua. Ci avviciniamo e scopro che è Olivia (una cara amica) racchiusa in un blocco di ghiaccio come nel quadro Ofelia di Miliais”.

Il mare

“Decido di fare un giro sul mare e mi ritrovo a pattinare sull’acqua a piedi nudi. La spiaggia è dorata e l’acqua è trasparente, come da bere, profonda 10-20 cm, solcata da ondine leggere. Io pattino verso il mare aperto costeggiando il molo e ogni tanto faccio delle trottole. Alla fine del molo vedo una scarpa che galleggia, poi un’altra, sono scarpe da uomo. La gente dal molo mi grida ‘Sono boe, non ti preoccupare giraci al largo’. Poi incrocio un pesce molto grande. Proseguo fino alla punta estrema del molto grande che lascia una lunga scia nell’acqua. Entro nel porto canale e sento con i piedi tanti pesci, delfini, tonnetti, seguo i pesci continuando a pattinare, poi loro si dirigono al largo e io torno verso la spiaggia, dove mi aspetta un gruppo di amici e parenti a cui racconto che è stata un’esperienza bellissima e loro mi chiedono ‘ma non hai avuto paura di tutti quei pesci?’”.

Note del sognatore: mi è rimasta questa bella sensazione di colori illuminati dal sole radente: bellissimi.

Il mare in tempesta e il saluto

“Sono con alcune persone su un molo; tutt’attorno c’è il mare in tempesta, i colori sono quelli di una giornata tempestosa e buia. Il mare è verde con la spuma bianca. A un certo punto compare mia madre con un impermeabile bianco e mi dice qualcosa: credo mi dica “sto bene”.”

Nota del sognatore: il sogno è stato fatto qualche tempo dopo la morte di mia madre.

Profumo di fiori bagnati

“Il viaggio, eravamo su un bus in un gruppo di amici e io per rimontare l’ombrello rimango sull’autobus mentre loro scendono, poi chiedo all’autista subito di farmi scendere implorandolo ma niente lui continua imperterrito a girare l’angolo quasi all’infinito, appena apre poi le porte per farmi scendere non c’è più nessuno, e vado a naso nel paese forse abruzzese, senza mappa, senza numeri di telefono, ho solo un vecchio cellulare con un tasto centrale simile a un joystick, e compaiono pochi messaggi animati come in una ricapitolazione dei miei affetti. Il paese sembra un bel pò sopra il livello del mare. Nel buio totale di questo paese era visibile soltanto la lamina sottile della parte alta della basilica, in marmo chiaro, come il punto di bianco di una fotografia sottoesposta. Tutto attorno un vago profumo di fiori bagnati, ma ognuna delle strade intimoriva come una vuota prospettiva nel nulla umido e io che aspettavo non si sa come di ritrovare il gruppo, sotto l’insegna a neon bianco fredda e celeste di un negozio di giocattoli dall’atmosfera portuale. Da lì un grosso uomo in canottiera mi indicava la piazza centrale, vuota, non si vede a più di pochi metri dal naso, ma non per nebbia, non ci sono lampioni accesi forse è questo il punto. A un tratto compare mio fratello. La gioia di averlo rivisto, che mi aveva ritrovata, è indicibile”.

Note della sognatrice: sogno del 13 maggio 2020.

L’acqua che sale

“Sono con mia sorella in una stanza e fuori c’è dell’acqua, scura; non mi ricordo bene perché c’era l’acqua, qual era il contesto più ampio…il mio ricordo del sogno parte da lì, io con mia sorella in una stanza che ci rendiamo conto che l’acqua sta salendo.

Stiamo facendo dei lavori in quella stanza, forse. Ad un certo punto l’acqua arriva così alta che raggiunge il bordo del davanzale quindi corro giù per andare a chiamare mio padre. Mio fratello è in cucina, anche mia madre c’è, ma non so dove, c’è la sua presenza, non vedo nessuno dei due ma ci sono.

La casa è quella a Landsmeer più o meno, ha quel ricordo in ogni caso.  Vado in salotto e vedo mio padre che fa un pisolo sul divano (o almeno è quello che penso), lo trovo sdraiato sul fianco destro con la faccia diretta verso lo schienale del divano, lo vedo di schiena. Quando mi avvicino e lo giro vedo che ha un sacchetto di plastica in testa. Urlo NO!!! e lo tolgo subito, è ancora vivo. Metto il sacchetto in tasca.

Da qualche parte viene fuori che è il primo aprile, il giorno del suo compleanno (non so da dove viene questa comunicazione). Dico a mio padre, che è un po’ intontito ancora, dell’acqua che sta arrivando ad altezza pericolosa: potrebbe entrare nella stanza e quando si riprende andiamo su (stranamente nel piano inferiore la minaccia dell’acqua non esiste, dà la sensazione di una giornata serena, mentre su c’è quest’acqua scura, sporca che sale sempre di più fuori dalla finestra, rischiando di entrare invece).

Nella mia testa ho subito pensato che fosse stato mio fratello a tentare di far morire mio padre, mettendogli un sacchetto di plastica in testa ma poi, parlando con mia sorella, mentre le mostro il sacchetto, lei dice che sicuramente se lo è messo da solo il sacchetto – come dire si voleva suicidare lui. Non mi convince tanto.

Poi ci raggiunge nostro padre…non mi ricordo cosa succede nel breve intervallo fra lì e l’ultima scena, in cui mio padre ci abbraccia in modo amorevole, protettivo; mia sorella sta alla sua destra e io alla sua sinistra. E’ un abbraccio molto caldo, come non mi ricordo di aver mai ricevuto da lui (specialmente non in età adulta). Mi sveglio di soprassalto anche se il sogno finisce in modo dolce.  Il ricordo di lui con il sacchetto in testa sdraiato sul fianco destro era molto vivo e terribile per me”.

Note della sognatrice: sogno del 27 maggio 2020, sto lavorando su me stessa e sulla mia famiglia.

L’esplosione sott’acqua

“Sono sott’acqua, nel fiume Arno a Firenze, centro città. Mi vedo dall’esterno e mi sento anche in me, allo stesso tempo. Ho addosso una sorta di congegno (caricato sulle spalle e sul retro della testa) che sta per esplodere, come una bomb(ol)a. Non so come liberarmene e sta per scoppiare, mi dimeno ma non posso fare nulla di risolutivo”.

Note della sognatrice: sogno del 25 maggio 2020. Mi sono molto spaventata e arrabbiata per una situazione specifica, che evoca qualcosa di preciso del mio passato. Ma non sono riuscita a dirlo, non subito e non come sentivo il bisogno di fare.

L’incendio scampato

“Sono in una grande scuola: sono in visita come per un’ammissione in un istituto. Non so come si genera un incendio in una stanza. Il fumo si leva denso e si intravedono le fiamme, si presagisce il peggio. Sono con una donna matura che vorrei proteggere da tutto ciò. Cambia scena, torno indietro nel tempo (dello stesso sogno) e grazie ad un’accortezza l’incendio viene evitato e mi rassereno, anche la donna matura è salva”.

Note della sognatrice: sogno del 27 maggio 2020. Il giorno prima ho avuto l’incontro settimanale con il mio terapeuta, mi ha aiutato a fare un lavoro sulle proiezioni e sulla tematica attiva in questo momento. Il sogno lo vedo in continuità con quello di due giorni prima, “L’esplosione sott’acqua”. Il lavoro è servito a vedere la paura e il dolore dietro la rabbia “esplosiva” e incendiaria.

I capodogli nel Tirreno

“Sono con L., siamo in vacanza insieme in una località del mar Tirreno (in Toscana). La luce è quella del pomeriggio, siamo sulla spiaggia e siamo ferme ad osservare il mare. Alla nostra sinistra e alla nostra destra, in lontananza ci sono dei promontori che sembrano cingere e creare una specie di rientranza del mare. L’acqua è color blu profondo.  Ecco che vediamo delle grosse pinne che emergono dall’acqua, più di una, saranno almeno tre o forse quattro. Dalla riva a dove spuntano le pinne non dista molto, l’acqua deve diventare subito profonda. Ci chiediamo che animali siano: io penso al delfino, lo dico a L.; lei mi fai notare che non sarebbero così tanto grandi le pinne se fossero delfini e dice che potrebbero essere delle orche. Le rispondo che nelle nostre acque non ce ne sono e concludo (come per esclusione) che quelli sono capodogli. In quel momento uno degli animali esegue un salto ed emerge dalle acque grigio e lucente, grande. Conferma la supposizione. Quello che salta è l’animale più a sinistra della scena. Attorno a noi non vedo nessuno….dietro di noi non ci sono i suoni della spiaggia. Siamo al mare in vacanza, ma non siamo in costume”.

Note della sognatrice: sogno del 1 giugno 2020. Con L. siamo amiche da almeno due decenni e siamo state in vacanza insieme. A pensarci, in parte il paesaggio del sogno e le acque che divengono subito profonde mi ricorda il viaggio a Capo de Gata e la Cala de la Media Luna. A tratti in questi giorni “sfiato” come un capodoglio. Ho sentito L., per condividere il sogno, la notte prima aveva sognato di partire per un viaggio in India, una vacanza.

In giro come a bordo piscina

“Sono sul mare, un po’ distante dalla costa. Ora sono sull’acqua e non in acqua (come se io fossi una barca), anche se la sensazione è quella di essere appena riemersa. Ora guardo dritto verso la costa: vedo diverse piccole barche a vela in lontananza e ancora più in là il molo. Penso che sono piuttosto lontana e che ci vorrà non poca fatica per tornare a riva. Sono sull’acqua come se ci remassi sopra…come se la barca e la rematrice fossi io con il mio corpo. Mi chiedo se ce la faro’ a coprire quella distanza senza stancarmi tutto d’improvviso: le distanze in acqua non sono facili da calcolare e cio’ che sembra relativamente vicino in realtà è lontano. 

Inizio a procedere e mi chiedo anche se non ho paura di cosa c’è sotto l’acqua. Stranamente non mi spavento e vado dritta di fronte a me. Vedo mano a mano la distanza ridursi e mi avvicino alle barche che avevo visto in lontananza. 

Ora sono arrivata al molo, sono appena passata dall’acqua alla superficie di cemento. Sono a piedi nudi, indosso un costume intero da nuoto e una cuffietta di tessuto da piscina. Ci sono delle persone lì nei paraggi. Io mi sistemo il costume e nel frattempo mi tolgo la cuffia e cammino come se fosse del tutto normale che uno al molo vada in giro in questo modo.

Mi ritrovo ora ad andare a destra e a prendere una strada porticata, come quelle più strette del centro di Bologna dalle parti di Santo Stefano. Incontro una comitiva di bambini, una scolaresca, e devo fare uno slalom andando verso destra per trovare una via di scorrimento. La scena mi fa sorridere (dentro) i bambini sono così contenti di tutto, anche solo di essere lì a camminare sotto i portici (chissà qual era la meta del loro andare)…e io sono in costume come se camminassi a bordo piscina dopo una nuotata o un allenamento.

Sono con un uomo (una persona che conosco) ad un ufficio vicino al porticciolo di prima. Lui sta alla mia sinistra. Davanti a noi, dietro un grande vetro, c’è una gentile e simpatica signora bionda, sui cinquant’anni, piena e sorridente, con una bella voce e altrettanta vitalità. Lui deve fare delle analisi del microbiota intestinale, ma manca un foglio o una richiesta. L’ufficio sembra di tipo amministrativo, è semplice e illuminato dalla luce della porta di vetro alle nostre spalle (quella di ingresso). Pur mancando un foglio, chiedo alla signora se è possibile lo stesso richiedere l’esame, c’è una certa urgenza e lei trova un escamotage per renderlo fattibile. Io sono grata e sollevata, mi sento capita e non vittima di perversioni burocratiche, come spesso accade.

Ora sono fuori, ci sono dei ragazzini di 13-14 anni al massimo. Mi dicono che la situazione è complicata, come solo degli adolescenti potrebbero fare: non si spiegano con precisione, alludono per lo più. C’è di mezzo una separazione, un’impossibilità a stare insieme, per una coppia del luogo, ma senza sentimenti di astio, piuttosto con dispiacere. Sembra essere accaduto qualcosa che rende tutto questo complicato.

Ora sono seduta su una sedia: alla mia sinistra siede un uomo (l’uomo della coppia, lo stesso dell’ufficio) e alla mia destra ci sono altre sedie con altre persone sedute sopra. Alle nostre spalle la parete di pietra delle case del porto, siamo in uno spiazzo o piazzetta tra le case lì nei pressi. Una donna (della mia età) si accinge a fare dei saluti prima della partenza. Inizia dall’uomo alla mia sinistra, il suo uomo: sono loro quelli della situazione complicata. Io tengo una mano dietro la testa dell’uomo, appoggiata sulla sua area occipitale. Lei si china per salutarlo e baciarlo: sembra che il saluto debba posarsi sulle guance ma avvicinandosi le loro labbra si incontrano. Io non sono girata verso di loro, guardo avanti in attesa del mio turno del saluto (sembra un rito), ma sento comunque che stanno per baciarsi. Ecco che mi sento sia la donna che quell’uomo e avverto le nostre labbra incontrarsi”.

Note della sognatrice: sogno del 2 giugno 2020.