Bologna città d’acque – intervista al prof. A. Monti

DI LAURA COSTA E ROBERTO RISI

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Perché il Nettuno è il simbolo di Bologna, se a Bologna non c’è il mare? La città sorge da una palude bonificata, quindi da terreni ricchissimi d’acqua. E’ circondata e attraversata da fiumi: l’Aposa, il Reno e il Savena, senza contare le numerose falde sotterranee.

Canali d’acqua

I Romani costruirono terme e acquedotti regimentando e valorizzando così le copiose acque del territorio. Nel 1186 il Comune di Bologna costruì il Canale del Savena e nel 1183 quello del Reno, portando così le acque di questi fiumi dentro le mura cittadine. Queste opere diedero avvio alla realizzazione di una rete di canali grazie ai quali durante il Rinascimento si svilupparono le industrie della seta, della concia delle pelli e della tintoria dei tessuti.

La riscoperta delle terme

Nel 1800 l’acqua a Bologna tornò ad essere pensata come fonte di salute. Nacque il primo “Stabilimento pubblico per bagni e docciature” e rifiorirono le fonti termali. A differenza degli antichi Romani, venne posta particolare attenzione alle proprietà terapeutiche delle acque. Le più importanti fonti termali di quel periodo sono state: il Complesso di Barbianello dalle “acque marziali-ferruginose”, il complesso del Ravone con acqua salino-iodata e quello di Corticella con le sue acque salutari. Quest’ultimo vide la chiusura definitiva negli anni cinquanta del 900.

Le terme oggi

Ma il Nettuno, per esistere, ha bisogno che l’acqua a Bologna scorra ricca, sana e copiosa. Ecco che nel 1995, grazie al gruppo Monti Salute Più, aprono per prime le Terme Felsinee, seguite dalle Terme di San Luca e quelle di San Petronio. Numerose sono le “località termali” in Italia, ameni paesini immersi nel verde, dove andare per trovare calma e relax. Chi è interessato a unire all’esperienza termale quella di un soggiorno in una città ricca di storia, cultura e divertimento, troverà a Bologna quello che cerca.